Del tutto fraintendibile

Del tutto fraintendibile è la continuazione di un lavoro precedente (Dell’idea inespressa e del tutto scartabile) e l’ennesima riproposizione di un tema a me caro: la difficoltà o la vera e propria impossibilità di comunicare, la frustrazione che deriva da tentativi che spesso si rivelano come un monotono ripetere sé stessi e fraintendersi. Il progetto è composto di due trittici, opere realizzate su supporti tridimensionali tra cui materiale fonoassorbente, un materiale che ha la funzione di accogliere i suoni, ma che al tempo stesso ha un aspetto respingente e mutevole al variare delle luci.

E’ anche il tentativo di dar forma ad uno dei sogni ricorrenti che mi si presentano talvolta al mattino, facilmente riconoscibile e sgradevole come un’abitudine imposta, quasi quanto il suono della sveglia. Come in ogni sogno ricorrente, mi trovo in un posto familiare ed anonimo allo stesso tempo, posto mediamente affollato di sconosciuti, per lo più, ma anche di conoscenti -se guardo bene- che poi forse sono anche amici, ma lontani, a malapena riconoscibili, tra i tanti volti e il vociare indistinto. E la mia voce è opaca, più del solito. Provo a fare un cenno, mi accorgo che sì, sono proprio loro, quegli amici, che sono più che semplici amici: persone care. Il gesto rimane invisibile ed allora provo a chiamare, una, due, tre volte, ma non mi riesce di farmi sentire; presto mi rendo conto che non è il frastuono che mi circonda che mi impedisce di avvicinarli, o non solo, è che mi manca completamente la voce nonché la capacità di parlare. I miei tentativi si rivelano uno sforzo improbo, spasmodico che si risolvono in tosse nervosa, sensazione di soffocamento e nausea.

“Volevo dire qualcosa, ma non so più cosa”. D’un tratto mi sento scandire queste parole imbarazzanti, trovandomi di fronte le persone che cercavo. Non riesco a dire nient’altro.

Sembra esserci sempre un’enorme, smisurata quantità di non detto, nei sogni, talmente denso e carico di significato e percepito con estatica chiarezza, quanto assolutamente vacuo nel momento in cui tenti di ricomporlo, di analizzarlo, quel non detto: il senso non è più lo stesso e i ricordi sono viziati dalla cosciente volontà di comprendere e di comunicare a parole.

Ma forse quella frase è proprio tutto quello che avevo da dire, tutto ciò che è veramente possibile dire, di una condizione -un’impossibilità- che è essenziale.

Le mie opere non sono più consistenti di quel sogno, né ne hanno la pretesa, malgrado l’apparenza: spigolose come una domanda inopportuna e allo stesso tempo gommose come una risposta mancata. I volti di sempre che non riesci a decifrare, da un lato protesi inutilmente verso un interlocutore, dall’altro pronti ad assorbire tutte le risposte, cristallizzati nel loro insistente tentativo di comprendere e impantanati nel loro relativismo. Non sono opere fatte per restare, ma destinate a sfilacciarsi ad ogni nuova domanda.

La mostra “Del tutto fraintendibile” si è tenuta a cura del collettivo di artiste eLaSTiCo (Elisa Placucci, Sonia Piedad Marinangeli, Marzia Stano e Ilaria Mancosu) presso lo spazio eLaSTiCo/faArt facebook.com/pg/elasticofaart/about/?ref=page_internal dal 24 giugno al 31 luglio 2017 con la partecipazione di Her Skin facebook.com/herskinmusic/, My Gravity Girls www.mygravitygirls.com e Ed Songwriter facebook.com/edsongwriter/.

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